Luca Gori
Luiss 2021, 222 pagine, 20,00 €
Luca Gori è un diplomatico italiano, ha prestato servizio nelle Ambasciate d’Italia a Mosca, Washington e nella Rappresentanza Permanente italiana presso l’Unione europea a Bruxelles. È autore di vari saggi di politica internazionale, tra i quali Il russo del diplomatico (Studio Editoriale Gordini, 2007), L’Unione europea e i Balcani occidentali (Rubbettino, 2007), L’America allo specchio (Aracne, 2015), L’interesse nazionale: la bussola dell’Italia, con Alessandro Aresu (Il Mulino, 2018).
Gori nel suo libro “La Russia eterna” (Ed. Luiss), analizza la Russia sotto i profili sistemico, etico, culturale e geopolitico, presentandola come la patria del “pensiero conservatore”. Dopo l’esperienza di El’cin che ha aperto all’Occidente, Putin ha imposto alla Russia una svolta conservatrice. Svolta che, secondo Gori, «in Russia va letta come un riflesso ricorrente e difensivo, naturale istintivo», perché «il conservatorismo ha sempre accompagnato il percorso di sviluppo della Russia, offrendole un “rifugio” ogni qual volta si è sentita minacciata dall’esterno o messa sotto pressione da spinte riformiste interne di segno “eccessivamente” liberale». Fu così, ricorda lo studioso-diplomatico, dopo le iniziative di carattere riformistico di Alessandro I, Alessandro II, Stolypin, e le confuse aperture di Nicola II. E fu così dopo El’cin. «La scelta conservatrice in Russia va letta come un riflesso ricorrente e difensivo, naturale istintivo».
La Russia è diventata la patria del pensiero conservatore. Dopo la caduta del muro di Berlino e l’insuccesso dell’esperienza liberale di El’cin, Mosca ha scelto di perseguire una sua originalità, distinta dall’Occidente, intraprendendo un percorso di sviluppo ispirato alla sua unicità storica e culturale e libero dalla necessità di imitare modelli esterni di modernizzazione. Il discorso politico di Vladimir Putin ha promosso i valori della “Russia eterna”, raccontata come Stato-civiltà dotato di un’autonoma dimensione geopolitica. Questo libro, analizzando i concetti fondanti del nuovo conservatorismo russo e il pensiero degli intellettuali che lo hanno ispirato, ricostruisce la parabola attraverso cui la nuova ideologia è diventata cultura politica dominante. L’autore traccia anche gli scenari futuri che il conservatorismo potrà generare a livello internazionale: se l’Occidente vorrà avere un rapporto stabile e prevedibile con la “Russia eterna”, dovrà mostrarsi realista e pragmatico, individuando specifiche aree di cooperazione con Mosca, nonostante le divergenze di valori e interessi che continueranno a esistere.